Mercoledì, 25 Febbraio 2015

Benvenuto Romeo

Durante la mia seconda gravidanza, ad un incontro informativo sull’allattamento, ritrovo con gioia Eleonora, una mia ex compagna di scuola, che non vedevo da tantissimo tempo. Facciamo una bella chiacchierata e scopro che è diventata ostetrica ed ha iniziato ad operare come professionista privata in città: le accenno la mia situazione e lei mi offre subito il suo aiuto. Ma io ho già un’ostetrica, ho pure un ginecologo che stimo molto. E mi ripeto che non ho bisogno di aiuto, che finirei per circondarmi di figure professionali e non capire più nulla. Nel frattempo decido di informarmi per poter “portare” il mio bambino e conosco una mamma che da qualche anno si occupa di babywearing, che confeziona a mano fasce meravigliose. Grazie a lei, Silvia, inizia il mio percorso del portare e vengo anche inserita in un gruppo Facebook che si occupa di cesarei non necessari e VBAC. A 34 settimane decido di contattare Eleonora, che mi accoglie ed iniziamo un breve percorso insieme, fatto di pochi incontri visto il periodo gestazionale a cui mi trovo. Con il suo appoggio decidiamo di scrivere un piano del parto in cui specifico di voler rispettare la fisiologia del travaglio e l’avvio dello stesso anche oltre le 40 settimane declamate dal primario, il quale, ricevuta la mia lettera, decide di convocare me e mio marito per affermare ancor di più la sua posizione, insistendo che rischierei la vita del bambino se andassi oltre la data presunta del parto.

Le contrazioni partono spontaneamente il 25 febbraio 2015 a 39 settimane, quindi contatto Eleonora per poter essere seguita nelle prime fasi e poi accompagnata in ospedale al momento opportuno, proprio come abbiamo stabilito. Lei arriva subito da noi, ma dopo poche ore nota che qualcosa non va nel giusto verso sentendo il battito del bimbo e decide di anticipare l’arrivo in reparto per eseguire maggiori controlli. Arrivati in ginecologia, vengo visitata, mi mettono in una stanza e mi fanno proseguire, monitorando l’andamento delle contrazioni. Mi spostano in sala parto per poter avere un clima più accogliente e la possibilità di utilizzare il protossido di azoto, in modo da alleviare il dolore e cercare di far procedere la dilatazione. Ma le cose non cambiano, così considerando anche il battito del bimbo, optano per un nuovo TC d’urgenza.

Ricordo quegli attimi di paura e dolore, la voglia di finire tutto in fretta, di voler sapere come stava il mio bambino. Al mio risveglio mi comunicano che il piccolo Romeo è nato sofferente, che ho avuto un infarto placentare e che durante le contrazioni lui smetteva di ossigenarsi in maniera funzionale, cosa che ha portato ad una mancata dilatazione in quanto lui non riusciva ad impegnarsi nel bacino e al conseguente parto cesareo. Mi crolla il mondo addosso. Romeo sta bene, dopo poche ore in culla termica è attaccato al mio seno, è addosso a me, nella sua nuova e morbida fascia e, da lì se ne andrà solo due anni dopo. I giorni di ricovero sono lunghi, mi manca la mia casa, il mio bambino e mio marito, sono ansiosa di iniziare questa nuova vita a quattro. Il dolore della cicatrice è tremendo e non mi da tregua, ci vorranno settimane per ricominciare a stare meglio. Nuovamente l’avvio dell’allattamento è problematico; ma con pochi piccoli accorgimenti riusciamo a decollare e allatterò il mio bambino al seno per 2 anni e 10 mesi!

Dover digerire un altro cesareo è impegnativo, mi faccio tante colpe e tante domande. L’alto contatto con il nuovo arrivato mi logora perché non sono preparata. Sono mesi difficili.

Ma con il tempo e tanto amore ci rialziamo più uniti e forti. 

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