Domenica, 27 Marzo 2011

Benvenuta Letizia

Letizia è nata in casa. Ha da poco compiuto un anno e io per un’intera settimana ho rivissuto l’emozione di quell’evento e della sua costruzione, lo sbocciare dei fiori, i profumi della primavera: tutto in quei giorni mi ricordava l’arrivo della mia bambina.

La frequentazione del gruppo di auto-aiuto sull’allattamento, il confronto con altre mamme e l’ascolto delle loro storie, l’intensificarsi del rapporto di amicizia con l’ostetrica che gestiva gli incontri sull’allattamento, la maternità, mi hanno portato ad una maggiore consapevolezza sull’evento parto e sulle sue implicazioni. Quasi da subito ho pensato che questa volta avrei partorito a casa mia. Ma la scelta vera, naturalmente, è stata fatta più avanti, verso l’ottavo mese.
Accanto a me, come prima e come sempre Eleonora e questa volta anche Maria che, saputi i miei piani, ha voluto aiutarci. Ringrazio anche qui e anche oggi e infinite volte ancora queste due ostetriche meravigliose che con il loro coraggio, la loro competenza e la loro tenerezza ci hanno permesso di vivere questa avventura strepitosa.

Letizia è nata di domenica, quando Eleonora era in ferie e Maria non impegnata (potere della mente!). A raccontarlo sento l’eccitazione come quel giorno. Le contrazioni sono iniziate sabato pomeriggio, verso le 16.30: ho avvisato Eleonora e sono uscita con mio marito e mio figlio. Ci siamo fatti una bella passeggiata, abbiamo comprato del buon cibo (anche del prosciutto crudo che io ho mangiato per cena: alla faccia della toxoplasmosi, ormai ero in travaglio!) e un regalino per le ostetriche. Siamo tornati a casa e dopo poco è arrivata Eleonora.

Erano circa le 19. Abbiamo cenato e le mie contrazioni andavano e venivano, ma erano ancora poco intense e sono andate avanti così per tutta la notte. Mio marito e mio figlio sono andati a dormire e io e Eleonora siamo rimaste in sala e, a tratti, abbiamo anche dormito un po’. Alle 5 di mattina ho rotto il sacco e dopo poco ci ha raggiunte anche Maria. Il travaglio vero è iniziato quando Elia è uscito di casa ed è andato con i nonni a farsi un giro alle giostre.
Le contrazioni sono state burrascose e dolorose e frequenti. Io passeggiavo fra la sala e la camera da letto, mi appoggiavo su un pouf che mio cognato ci aveva imprestato, mi stendevo sul materasso che mio marito aveva sistemato per terra. La casa profumava di aromi di lavanda e risuonava di musiche e suoni che avevo preparato per l’occasione. Durante queste lunghe ore di attesa, mio marito un po’ mi coccolava e un po’ cucinava.

Il ricordo vago di quei momenti di trance, in cui percepivo davvero il dolore come un motore dentro di me, in cui avevo perso la nozione del tempo, come travolta da un vortice inarrestabile, è costellato dal piacere di essere raccolta nel segreto della mia casa, dall’intenso desiderio di conoscere la mia bimba e da un profondo senso di commozione e gratitudine verso le persone che con calore, disponibilità e discrezione mi erano compagne in quel meraviglioso viaggio al centro di me.

Letizia è nata alle 12.30 del 27 marzo 2011, in una giornata che profumava di primavera. Ricordo ogni sensazione di quel momento prezioso: volevo assaporare ogni cosa. Pensare di morire dal dolore e dalla spossatezza e sentire con il mio corpo il suo corpicino, la testa uscire e poi tutto il resto. Eccola la mia bambina, sognata, immaginata infinite volte. È nata in sala e io non ricordo il suo pianto. Tutto era calmo intorno a noi. Subito l’abbiamo presa io e il suo papà e l’abbiamo guardata, scoperta, accarezzata, allattata. Ed era lì, arrivata come un regalo in casa nostra.
Non ci sono parole per descrivere la gioia pura.

La placenta è bellissima. Maria l’ha piantata nel suo orto, sotto un albero di albicocche.
Alla sera, tutti e quattro nel lettone, raccontavo la favola della buona notte al mio bimbo più grande.

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