Martedì, 14 Luglio 2020

Benvenuta Eleonora

Non potevo scegliere un altro momento, per concludere la mia vita riproduttiva, se non in mezzo a una pandemia mondiale.

Ma partiamo dall'inizio: a 6 mesi dalla nascita di Eleonora e dalla mia nascita come tris mamma, sento la necessità di condividere il mio percorso, iniziato nel lontano 2011.

Ebbene sì, nel 2011, alla prima gravidanza, scelgo di affidarmi al ginecologo privato che seguiva anche mia mamma: un percorso fatto di mille ecografie, esami su esami e ansia.

Il bambino che portavo in grembo aveva una curva di crescita abbondante e questo dato andava ad aggiungersi alle paure da novella che erano insite dentro di me. Se oggi penso che avevo paura della fase espulsiva che, con il senno di poi, so essere, forse, la parte migliore del parto, sorrido e mi abbraccio.

Arrivo a 40 w e il dottore mi saluta e mi fa gli auguri, in maniera sarcastica, circa le dimensioni del mio bambino. Supero, con grande stupore, la data presunta del parto e dentro di me emerge sempre più chiara la sfiducia che ho nutrito, fin da ragazzina, nel mio corpo per via dell'ovaio policistico che mi faceva mestruare a sentimento. A 40+4 penso di aver rotto il sacco e, come insegnatomi nel corso di preparazione al parto seguito in ospedale, decido di recarmi in reparto. Segue prom test con risultato dubbio, ricovero ed ecografia per verificare la stima del peso. Stimano mio figlio 5500 g, mi propongono induzione che rifiuto e allora dichiarano che se non avessi firmato per il taglio cesareo, avrei ammazzato il bambino, incastrato nel canale del parto. Piango, tremo, firmo...

Ecco il mio percorso inizia dall'ago che mi perfora la schiena, dalla sensazione di essere sbucciata come una banana, dalla paura, dalla solitudine, dalla nausea durante l'emorragia, dalla flebo che mi attaccano senza dirmi che si trattasse di ossitocina e dal mio bambino nato perfettamente sano e portato via fino al giorno dopo, rinchiuso in una culla termica.

Il 23/01/2012 nasce Francesco 4390 g x 55 cm e Apgar 9, 10 ma io non lo conosco, non so chi sia: so che devo occuparmene ma non so perché.

I bambini sani non si separano MAI dalle mamme in salute. Tralascio l'orrore delle continue spremiture sul ventre durante le contrazioni provocate dall'ossitocina, la sfiducia sulla mia capacità di allattare e mi concentro sulla mia ferita emotiva.

Sì perché ho un sorriso sulla pancia ma soprattutto ce l'avevo nell'anima.

Parlo al passato perché pochi mesi dalla nascita del mio bambino inizio a sentire, dentro di me, che la motivazione per cui mi hanno cesarizzata non regge inizio a cercare per aiutarmi a superare la forte depressione in cui cado e da cui uscirò dopo un anno.

In quell'anno studio le linee guida e inizio a dare un perché a tutto quel dolore: ero destinata a provarlo sulla mia pelle per aiutare le altre donne a pretendere un'esperienza di parto appagante.

Perché pochi sanno che il fatto che i bambini nascano sani è l'obiettivo principale, ma non dimentichiamoci che esistono anche le mamme che non sono solo incubatrici umane e che dall'esperienza di parto dipendono nel futuro tante tante cose.

Studio, informo, aiuto e intanto mi separo e scopro che Francesco è autistico così dedico la mia vita a studiare tutto ciò che mi necessita sull'autismo per accompagnare la crescita di mio figlio al meglio e ad informare le altre donne per partorire come desiderano, certa che non avrei mai più avuto un'altra possibilità.

Invece a fine del 2013 conosco il mio primo arcobaleno: Andrea l'uomo che il 1° luglio del 2017 diverrà mio marito.

Sempre nell'estate del 2017 arriva il test positivo e inizia la mia seconda possibilità.

Contatto la mia amica Ostetrica Giulia e inizio il mio percorso fatto di pochissime ecografie, di tantissimo ascolto e di lotte! Sì perché Giulia mi seguiva in consultorio e pensavo che non avrei trovato nessuno a sostenermi nel mio più grande sogno che era agli antipodi dell'esperienza precedente, ossia un parto rispettato e domiciliare. Perciò cerco un confronto con le strutture ospedaliere nelle mie zone e, siccome, hanno tutte più o meno lo stesso protocollo decido di rimanere vicino a casa.

Tutto più o meno perfetto fino a quando Edoardo, il cucciolo che cresceva dentro di me, decide di  non nascere alla data presunta del parto e di prendersi del tempo anche dopo la 41 esima settimana. Inizia il pressing, la violenza e la voglia di impormi i protocolli ospedalieri ben distanti dalle linee guida. Io non cedo: se io e mio figlio stiamo bene rifiutiamo qualsiasi aiutino e andiamo avanti.

Ho rifiutato 4 scollamenti, induzione a 41 w e sono arrivata a 41+3 a 4 cm in ospedale.

Rifiuto analgesia, augmentation con ossitocina, amnioressi, tracciato continuo e continuo a firmare ogni sorta di manleva. Mi disturbano, mi deridono perché intanto siamo a 16 ore di contrazioni. A 8 cm, lo stallo e l'operatore che mi dice che potevo sentirmi soddisfatta per aver provato il travaglio e ora potevo andare in sala operatoria. Piango, un cesareo per mancato impegno non lo accetto, mi alzo vado in bagno ed Edoardo mi rompe il sacco e decide di venire al mondo l'11 marzo del 2018.

Sì un vbac, sì la rivincita ma la porto alta con l'amaro in bocca! Avevo dato una nascita rispettata al mio bambino ma io?

Ecco io, io finora ho sempre e solo lottato per me, per le altre donne, ma forse non meritavo anch'io di potermi sentire al sicuro e di potermi lasciare andare? Non meritavo forse anch'io un'esperienza appagante permeata di fiducia verso il mio corpo e verso gli operatori?

Scopro di aspettare l'ultima mia creatura e mi affido a Giulia, poi il lockdown, la pandemia e non riesco più a raggiungerla in Lombardia.

Mi affido temporaneamente all'ostetrica che visita nel mio paese secondo la quale ogni mese avrei dovuto subire visite interne che rifiuto e mi fa firmare. Dentro di me sento un malessere crescere per via dell'assistenza e per via del fatto che avrei dovuto partorire sola per le ristrezioni covid e mi dico: sai che c'è questa volta lotto anche per me! Contatto un'associazione di ostetriche del mio territorio che mi rimbalzano per via del mio pregresso cesareo e mi sento ferita ancora. Le ringrazio per essere state sincere fin da subito e per avermi dato la possibilità di trovare loro. Di chi sto parlando? Di coloro che mi hanno dato tutto e per tutto intendo che non si sono solo occupate di Eleonora, la mia bambina, ma si sono occupate di me, del mio sentire, delle mie paure.

Grazie a un'amica ottengo il contatto di Eleonora, l'Ostetrica Eleonora e abbiamo il primo incontro su Skype dove capisco all'istante di aver trovato chi andavo cercando. Tutto di Lei trasudava fiducia e amore: i suoi occhi, la sua voce, le sue parole. Così decido di affrontare la questione con mio marito e gli chiedo di prendersi la possibilità di togliersi i dubbi parlando con Eleonora.

E da lì inizia il percorso verso l'esperienza più meravigliosa e appagante della mia vita, fatta di mani delicate che toccano la piccola Eleonora nella pancia, di parole di conforto, di informazioni su cui prendere decisioni e sentirci genitori ancor prima della nascita.

Ad Eleonora si aggiungono Virginia e Matilde: il trio perfetto! Ogni volta che ci vediamo è gioia, non si risparmiano mai, stanno con me, si dedicano a me, alla mia piccola, coinvolgono mio marito, i miei bimbi! Un sogno!

Non ho mai avuto tanto in quanto serenità e fiducia nel futuro. Ho imparato molto da questa esperienza e sono infinitamente grata per ogni istante, per ogni coccola emotiva e non.

E così il mio pancione cresce e arrivano i prodromi. Ricordo ancora quel giorno che sono venute da me perché io pensavo fosse il momento giusto e poi le contrazioni erano svanite e che invece di farmi sentire a disagio erano state con me, avevamo acceso la musica e ci eravamo godute insieme la lentezza del momento prodromico. A 41+2 ho iniziato ad avere paura ma non paura per me o per Eleonora (eravamo al sicuro a casa) ma paura di aver fatto tutta quella strada e di finire in ospedale ugualmente. Così quel giorno mi aveva telefonato Eleonora e mi aveva detto che in quel preciso momento non c'erano gli elementi per pensare all'ospedale. Proprio quella notte iniziò il travaglio.

Ore 00.00

Edoardo:"Tetta"

Apro gli occhi lo allatto per un po' e poi gli chiedo di staccarsi e fare la nanna in preda a una di quelle contrazioni che mi accompagnavano ormai da 3 giorni!

Respiro, mi lamento e l'onda mi attraversa e poi mi lascia andare, provo a dormire, ma le onde continuano finché decido di alzarmi e lasciare Edoardo e mio marito riposare.

Ore 2:00

Sono in sala sola con le mie onde, i miei pensieri e il frinire dei grilli.

Canto, danzo e poi mi siedo

Canto, danzo e poi mi siedo

Canto, danzo  e poi mi siedo

Ma anche stavolta saranno prodromi...

Andranno via, ho paura...

Respiro e lascio andare...

Ore 6:00

Il frinire dei grilli lascia lo spazio al cinguettio degli uccellini e incredibile sto ancora cantando...

Meglio chiamare Eleonora

Mi consiglia una doccia eseguo a malincuore certa che l'acqua calda placherà le onde e ritornerò ad attendere!

Ma il mare è impetuoso non tende a fermarsi!

Mi ascolto sono stanca ho bisogno di riposare mi stendo sul divano e avverto Eleonora che avrei dormicchiato un po' tra una contrazione e l'altra.

Ore 8:00

"Aaaaaaaaaaaa"

"Stac"

Faccio in tempo ad alzarmi dal divano che esce un fiume!

Ho rotto il sacco! Avverto Eleonora, avverto Giulia e altre mie amiche, mia madre e per ultimo mio marito! Non so se ridere o piangere... Chiunque mi conosca lo sa che rompere il sacco era il mio terrore più grande!

Una mia amica mi dice di ridere e di godermi tutto perché avevo bisogno di tutti gli ormoni positivi possibili! L'ascolto e rido... Non è come per Franci... Si ho rotto il sacco ma le onde ci sono non mi abbandonano!

Ore 8:30

Arriva mia mamma, mio papà e Matilde che mi chiede cosa può fare per me e le riferisco di avere male alla schiena e lei prende l'olio e inizia a massaggiarmi assicurandosi che fossi comoda e a mio agio, in seguito ci raggiungono Eleonora e Virginia. Ok sono al sicuro!

Non riporterò altri orari perché da quel momento sono entrata nella mia bolla!

La sensazione di essere al posto giusto, nel momento giusto con le persone giuste!

Cavalco le onde sempre più lunghe, mi appendo al collo di mio marito, poi mia madre, poi Eleonora. I bambini sono con mio padre, fanno colazione, va tutto bene.

Matilde e Virginia mi massaggiano le gambe!

Riempiono la piscina, accendono una melodia meravigliosa... Sono felice è tutto perfetto...

Decido di mettermi a carponi appoggiata con il busto sul divano, mi tengono le mani ma io mi sento confusa... Com'è possibile che senta già di dover spingere? Eleonora senza che io le dicessi nulla mi sussurra:"Lo so che senti di dover spingere, prova lasciare che sia la piccola Ele e quando sarà il momento lo capirai"

Non ci capisco più niente, i premiti non mi lasciano respiro, uno dietro l'altro, li assecondo, brucia, rido, "Ele sta uscendo", Eleonora mi dice che vede!

Ore 10:58 del 14/07/2020 la piccola Ele fa capolino in questo mondo tra le mani della sua mamma, attorniata dalle sue Ostetriche e dell'amore del papà, dei nonni e dei suoi fratelli e grida al mondo che ce l'abbiamo fatta.

Hbac? No io lo reputo un parto naturale domiciliare perché mai in nessun caso sono stata trattata da precesarizzata ma semplicemente da donna, gravida, mamma!

La vita ha deciso di donarmi la possibilità di fare qualcosa per me oltre che per i miei figli e, a tutte le persone che pensano che scegliere il parto domiciliare sia antico, egoistico, da pazzi, provo solo a chiedere di leggere il mio racconto in maniera empatica e di pensare a quanta paura, terrore, dolore abbia vissuto in ospedale e quanta magia, fiducia e sicurezza abbia vissuto nella mia casa e forse, dico forse non sembrerà più così pazzesco.