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Ilaria, zia di Nora

Un paio di settimane fa, ho assistito in prima linea a uno degli eventi più emozionanti della mia vita: la nascita della mia meravigliosa nipote Nora.

L’ho custodito un po’ gelosamente in queste settimane, forse perché è impossibile raccontare quella magia, ma vorrei parlarne perché molti mi hanno chiesto con curiosità e apprensione cosa succede durante questo grande spauracchio che è il parto in casa.

“Ma che coraggio!”

“Ma è sicura tua sorella?”

“No ma diglielo che non va bene!”

“È un rischio troppo grosso, io non me la sentirei mai!”

“Ma l’epidurale??”

Queste sono alcune frasi che mi sono state ripetute spesso in questi mesi (pensate quando sono state rivolte direttamente a mia sorella prima di partorire, che divertimento).

Io stessa ero preoccupata quando mi hanno informata di questa decisione. La colpa però non è delle persone, perché nessuno le informa sulle diverse possibilità, anzi, spesso vengono disinformate.

Noi donne siamo abituate a pensare che una volta entrate in travaglio, il parto è compito altrui, noi avremo i dolori e qualcun altro penserà al nostro corpo. Non c’è alternativa. E se non fosse solo così?

Nora è nata alle 4 di notte, nel silenzio della sua splendida casa nel bosco, circondata da un’atmosfera gentile, dai cani con cui crescerà, dal sorriso mai stato tanto luminoso di suo padre e sua sorella, dall’amore dei suoi zii. Supportata da due meravigliose ostetriche che per tutto il tempo hanno parlato decise ma sottovoce, nel rispetto del momento sacro che stavamo vivendo, coinvolgendo con gioia e amore anche me.

Mia sorella ha potuto decidere il modo in cui partorire (in acqua con piscina apposita fornita dalle ostetriche) ed è stata la prima ad accogliere la sua bambina tra le braccia.

Sembrava di stare in un tempio.

La luce soffusa, gli aromi scelti con cura, il silenzio, i sorrisi, lacrime di emozione (“io no, zia! Ho sorriso tutto il tempo!” dice Agata orgogliosa).

Dopo qualche minuto, uscite entrambe dalla vasca, Agata ha chiesto di mettere Fiore di Maggio, la prima canzone che ha scelto per sua sorella. Inutile dirvi che io tutta non sono riuscita a cantarla, perché non riesci a fare uscire tutta la voce quando vivi una cosa del genere e ti ritrovi con tutta la tua famiglia, attorno alla nuova vita a cantare “stammi vicino e tienimi la mano”.

“E se qualcosa fosse andato storto?” Beh le ostetriche non sono stregoni delle montagne che ti seguono con strani poteri dubbi paranormali laureate all’università della vita, eh. Sono PROFESSIONISTE formate e competenti. Oltre che meravigliosamente empatiche e rispettose.

Oltre a calcolare fin dal primo incontro il tempo di arrivo dell’ambulanza dall’ospedale più vicino, preallertano i soccorsi quando si entra in travaglio, fornendo prima tutti i dati e l’indirizzo, in caso di emergenza. Se c’è un minimo segnale di una gravidanza a rischio, il parto in casa non te lo fanno fare. Ma problemi non ce ne sono stati e dopo un paio d’ore eravamo lí tutti insieme attorno a una tavola imbandita, a contarcela, a ridere e a fare colazione tutti insieme con focaccia genovese, una torta buonissima preparata dal papà chef, succo, caffè e altre leccornie. E Nora come sta? Giudicate voi dalla foto, scattata poco dopo la sua nascita.

 

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Tutto questo per dire NON che bisogna partorire in casa, ma che in quanto donna e spero futura madre, vorrei che qualcuno mi informasse su tutte le possibilità, anche se poi dovessi scegliere il parto in ospedale (a Milano, ad esempio, so che c’è anche la Casa Maternità, un luogo dove fare il parto in casa ma non in casa tua, ma non so di più). E vorrei scegliere senza subire giudizi o pressioni da chicchessia, che scelga l’ospedale oppure no. Perché se qualcuno ti fa sentire inadeguata quando sei incinta, quella sbagliata non sei tu.

Sull’esperienza vissuta da zia, tutto quello che c’è da dire l’ha detto Agata a suo zio, poche ore dopo il parto:

"Com’è bello! Vero zio??”

“Che cosa?”

“Questo mondo!”

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